NATALE 2019
Carissimi,
Negli ultimi tempi, però, c'è un ritornello che ci accompagna da Nord a Sud e dice di un disagio crescente per il mondo in cui viviamo, un mondo che non sentiamo più nostro, perché non vi ritroviamo più i valori con cui siamo cresciuti, in cui sono cambiati i modi di rapportarsi, tante volte bruschi e sgarbati se non addirittura violenti, in cui ci sentiamo impotenti di fronte a tanti problemi più grandi di noi: economici, politici, sociali, culturali, ambientali; in cui abbiamo sempre più “tante cose da fare” e il tempo non è mai abbastanza. «Siamo diventati tutti matti», «Sono contenta di essere nata tanto tempo fa» «Ma come fate ancora a credere?»: sono alcune delle frasi che sentiamo più spesso.
Il mondo dell'uomo è mutato, cosa normale, ma con una velocità tale che non riusciamo a stargli dietro. I “potenti mezzi della tecnica” hanno accorciato/annullato spazi e tempi: praticamente tutto è fisicamente raggiungibile in ore o giorni, e notizie di ogni parte del mondo ci giungono in tempo reale; noi stessi, con i nostri cellulari e computer, siamo sempre rintracciabili/reperibili.
Il mondo è a portata di mano ma ci è sfuggito di mano.
L'uomo passa il tempo a produrre dati, a inserire dati, a ordinare dati, si isola sempre di più e si ritrova solo di fronte a un sistema che procede senza amore e senza pensiero, per protocolli.
Eppure...
Capita, dopo alcuni mesi di assenza di guardare il proprio quartiere in modo diverso: l'assenza, infatti, permette quel distacco nello spazio e nel tempo che fa cogliere cambiamenti che spesso sfuggono allo sguardo abitudinario e ormai sempre più frettoloso della quotidianità. Così, per esempio, si nota una sobria scalinata realizzata tempo fa come passaggio da una via in alto a una più in basso e si pensa: è una cosa utile, è di tutti ma è trasandata. Se si “rattoppasse” un po', se si facessero colorare quelle barre di metallo, se si mettessero dei fiori, una panchina e un gioco per ogni “pianerottolo”... Sì, sarebbe utile e bella, ci si potrebbe incontrare, qualche anziano che cammina poco potrebbe sedersi fuori e scambiare due chiacchiere, vedere i bambini giocare.
Ecco, basta un minuto di tempo gratuito, uno sguardo che prende a cuore le cose, che non si arrende al “rovinato e brutto” ma, cogliendo le possibilità già presenti, vede il “rinnovato e bello”. Capita anche, allora, di pensare, di ricordare, che è così che Dio guarda il suo mondo. Il suo sguardo, che non ha tempo, al principio del nostro tempo si posa – dice il racconto di Genesi – su «quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto bella/buona» (Gn 1,31). Sembra prendersi il tempo per considerare e rimirare quanto gli sta davanti, riconoscendone la bontà e godendo della sua bellezza.
Questo sguardo fuori dal tempo così “continua” a guardare il mondo, così è narrato da quegli uomini che, nel tempo e spesso in momenti assai duri e difficili, hanno fatto “esperienza” della presenza amante e operante di Dio, del suo “esserci”: «Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato» (Sap 11,24). Anzi: «chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento» (Sap 11,23b). Mentre vi scriviamo siamo nel tempo dell'Avvento, tempo di attesa di Colui che viene, ed è bello soffermarsi a contemplare questa attesa al contrario, questa attesa di Dio che dà spazio e rispetta la libertà umana e i tempi di ciascuno. L'Eterno ci dà tempo: per vivere, per capire; si “ritira” anche qui, chiudendo gli occhi, per lasciarci liberi di rispondergli con un sì o con un no: l'Amore non si accontenta di niente di meno.
Ecco, quando la vita si fa “pesante”, quando vediamo il mondo lacerato e abbruttito, ricordiamoci di
questo sguardo di Dio, di questa com-passione, di questo amore che non si ferma di fronte a nulla: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito […] perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui» (Gv 3,16-17).
E, per quel che possiamo, osiamo seguirlo in questa sua “pazzia”, qui e ora. Scriveva Martin Buber nel suo Io e Tu: «Amiamo il mondo reale, che non si lascia mai sopprimere, amiamolo realmente in ogni suo orrore, osiamo stendere su di lui le braccia del nostro spirito: allora le nostre mani incontreranno le mani che lo sorreggono».
Buona festa dell'Incarnazione, buon Natale a tutti.
La comunità del Cenacolo