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venerdì 26 gennaio 2018

MARIA LA NUOVA EVA

Tutti ricordiamo la storica visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga ebraica di Roma nel 1986. Nell’anno del grande Giubileo del 2000, lo stesso Papa si recò a Gerusalemme e pregò dinanzi al simbolo della spiritualità giudaica, il Muro del Tempio. Questi due gesti hanno contribuito a rendere gli Ebrei meno severi nei confronti dei Cattolici. Nei primi secoli della vita della Chiesa, invece, la situazione era ben diversa e gli Ebrei si mostravano molto ostili nei confronti dei Cristiani. Per questo motivo, un filosofo palestinese, educato alla cultura greca, una volta diventato cristiano, scrisse un’operetta per mostrare agli Ebrei che il rifiuto che essi opponevano al Cristianesimo era immotivato. Questo filosofo è anche uno dei Padri della Chiesa, Giustino, che morì poi martire nel 165. Il titolo dell’opera è Dialogo con Trifone. Questo è il nome del rabbino giudeo a cui si rivolge. Trifone conosceva molto bene l’Antico Testamento, come Giustino aveva potuto appurare nelle conversazioni che ebbe con questo maestro dell’ebraismo antico ad Efeso, la grande città, oggi in territorio turco e dove, ai tempi di Giustino, erano presenti una fiorente comunità cristiana e un folto gruppo di Ebrei. Ricordando quelle discussioni, Giustino, qualche anno dopo, scrisse il suo Dialogo, citando molti passi dei Libri Sacri, venerati dagli Ebrei, che noi cristiani chiamiamo Antico Testamento. Voleva così dimostrare come essi annunciavano con numerose profezie ciò che si sarebbe poi realizzato in Cristo. Seguendo questo procedimento, introdusse un paragone tra la Vergine Maria con un personaggio importante del libro della Genesi, Eva. Lo scopo di Giustino è quello di dimostrare non solo l’eccellenza della Madonna ma anche il suo ruolo fondamentale nella storia della salvezza, che proprio in Cristo, il Figlio di Maria, ha trovato il suo compimento. Scrive Giustino: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinché la disobbedienza provocata dal serpente fosse annullata attraverso la stessa vita per la quale prese inizio. Come infatti Eva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo Maria, la Vergine, avendo ricevuto dall’Angelo Gabriele il buon annuncio che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe adombrata, concepì fede e gioia, per cui il nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio”. Sono solo poche righe eppure la loro importanza, nella storia della teologia mariana, è notevolissima. Giustino contrappone due scene: il peccato di origine e l’Annunciazione, Eva e Maria. Questa contrapposizione serve a far risaltare il contributo di Maria all’opera redentrice di suo Figlio. Tale contributo è consistito soprattutto in un atteggiamento spirituale, la sua obbedienza alla Parola di Dio. Questa obbedienza, impreziosita dal fatto che nasceva da un cuore verginale, ha reso possibile l’Incarnazione per opera dello Spirito Santo. Giustino lascia intendere che il “sì” di Maria all’annuncio dell’Angelo ha veramente cambiato la direzione della storia: non più morte per l’anima e per il corpo, la triste sorte degli uomini senza l’Incarnazione, ma vita, fede e gioia! Con questo raffronto tra Eva e Maria, Giustino fa capire che nella storia della salvezza, raccontata nella Bibbia, esiste una legge. Questa legge è l’analogia. Che cosa significa? Significa che i vari eventi con cui Dio chiama l’uomo alla salvezza si richiamano e si integrano a vicenda. Tutti però convergono verso Cristo, il centro e il perfetto compimento della salvezza. In questo intreccio di eventi e parole, la Madonna è presente con un suo ruolo insostituibile e indispensabile.
La Tradizione cristiana, a partire da Giustino, ha incessantemente scrutato le Scritture per trovare adombrata la figura della Madonna in tanti episodi della Bibbia, proprio come l’autore del Dialogo a Trifone era riuscito a scoprire nel parallelismo tra Eva e Maria.

Il contributo di Ireneo

Questo paragone piacque tanto ai successivi Padri della Chiesa che uno di loro, Ireneo di Lione, non molti anni dopo Giustino, lo riprese e lo approfondì. Ireneo scrisse un’opera voluminosa in cinque libri, intitolata “Contro le eresie”. Negli anni in cui egli visse, nella seconda parte del secondo secolo, gli gnostici stavano confondendo le menti di molti cristiani, facendo una specie di “minestrone religioso”. Essi, infatti, mescolavano elementi della Rivelazione cristiana con i miti pagani e con dottrine della filosofia greca. Una delle conseguenze del loro insegnamento era questo: per ottenere la salvezza, Cristo non era necessario, si poteva comprendere Dio e le sue molteplici manifestazioni e salvarsi facendo ricorso alle proprie forze, in particolar modo alla propria capacità di “conoscere”. Lo gnosticismo era una specie di new age ante litteram. Pericoloso quello, pericoloso questo. Ireneo, che era dotato di una grande capacità di contraddire i suoi avversari, riesce a mostrare come tutta la storia dell’umanità si ricapitola, si riassume in Cristo e nella sua opera di redenzione. Ed ecco che, a questo punto, anche Ireneo paragona Maria ad Eva e, a differenza di Giustino, aggiunge anche un secondo parallelismo che spiega meglio il primo, Cristo ed Adamo. “Era conveniente e giusto che Adamo fosse ricapitolato in Cristo, affinché la morte fosse assorbita nell’immortalità e che Eva fosse ricapitolata in Maria, affinché la Vergine, divenuta avvocata di un’altra vergine, potesse annullare e distruggere, con la sua verginale obbedienza, la disobbedienza verginale”. Questo passo di Ireneo, ed altri ancora simili a questo, illustrano un principio basilare della fede: Cristo ci ha procurato la salvezza e, per disegno del Padre, ha voluto la Madonna accanto a sé, come sua cooperatrice. Nei secoli successivi, la teologia cattolica ha adoperato un’espressione molto forte per spiegare questa cooperazione di Maria: corredenzione. Per i Padri della Chiesa, questo contributo della Vergine Maria all’opera del Nuovo Adamo, cioè suo Figlio il Cristo, “appariva giusto e conveniente”, come si esprime Ireneo nel passo che abbiamo citato. Non ci sfugga che in questo brano sant’Ireneo attribuisce alla Madonna un titolo che sarebbe poi diventato molto comune tra i cristiani. Chiama la Madonna “avvocata”. Non ci spiega ancora in che cosa consista questa sua prerogativa. È un compito che sarà illustrato successivamente: la Madonna intercede per i peccatori, che come Eva non obbediscono alla Parola di Dio. Uno studioso contemporaneo, commentando l’insegnamento di Ireneo sulla Madonna, osserva: “La dottrina attuale circa la collaborazione di Maria alla redenzione degli uomini e alla mediazione della grazia divina ha le sue lontane ma visibili radici nell’insegnamento del grande vescovo di Lione”. E a questo giudizio volentieri ci associamo: una meravigliosa sinfonia canta le lodi di Maria, essa è iniziata nei primi anni della storia della Chiesa con i Padri della Chiesa, e viene, lungo i secoli e senza sosta, proseguita da tutti i grandi devoti della Madonna.

DUE AMICI INSEPARABILI

Il piccolo Giovanni (detto Gio lo zoppo) e Tommaso erano arrivati all'istituto per bambini senza famiglia lo stesso giorno, pochi mesi dopo la nascita. Le volontarie erano molto buone con loro, un po' meno i bambini della scuola pubblica che frequentavano.
Erano crudeli spesso con il timido Giovanni, ma Tommaso sapeva metterli a posto, perché era un bambino robusto e intelligente: il più bravo a scuola e il più svelto in cortile. Era Tommaso che aiutava Giovanni, gli stava sempre vicino. Lo consolava quando aveva paura, lo aspettava durante le passeggiate, giocava con lui perché non sentisse la malinconia del suo handicap, lo faceva ridere raccontandogli le storie buffe.
All'istituto venivano spesso le coppie che facevano conoscenza con i bambini e li portavano fuori a mangiare in vista di una possibile adozione.
Nessuno, però, si interessava a Giovanni e Tommaso e tutti inventavano sempre una scusa.
Lo aveva fatto solo due volte il dottor Arturo e sua moglie Anna.
Una domenica, il dottor Arturo chiamò Tommaso e lo guardò negli occhi:
"Sei un bambino veramente in gamba! Ti piacerebbe venire a vivere con noi? Saresti in affidamento per un po', ma noi ti vorremmo adottare.
Come un vero figlio. Che ne dici?". Tommaso rimase senza parole.
Avere una mamma e un papà, come tutti! "Oh, oh s-s-sì, signore!" mormorò. Improvvisamente la gioia svanì dai suoi occhi. Se Tommaso se ne andava, chi si sarebbe preso cura del piccolo e zoppo Giovanni?
"lo... vi ringrazio tanto, signore" disse. "Ma non posso venire, signore!"
E prima che il dottore scorgesse le sue lacrime, corse via.
Poco dopo, il dottore lo venne a cercare con una delle volontarie.
Tommaso stava aiutando Giovanni a infilarsi la scarpa speciale.
Il dottore lanciò uno sguardo penetrante a Tommaso: "È per lui che non hai voluto venire a stare con noi, figliolo?".
"Beh, si..." disse sottovoce Tommaso, "io... io sono tutto quello che lui ha..." rispose il bambino.

Anche tu puoi essere per qualcuno "tutto quello che ha"...

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UNA MESSA SPECIALE


Una domenica, alla porta di una chiesa, fu appeso questo cartello:

Per consentire a tutti di venire in chiesa domenica prossima, abbiamo organizzato una "speciale domenica senza scuse".

Saranno sistemati dei letti in sacrestia per tutti quelli che dicono:

"La domenica è l'unico giorno della settimana in cui posso dormire".

Sarà allestita una speciale sezione di morbide poltrone per coloro che trovano troppo scomodi i banchi.

Un collirio sarà offerto a quelli che hanno gli occhi troppo affaticati dalla nottata alla tv.

Un elmetto d'acciaio temprato sarà regalato a tutti coloro che dicono:

"Se vado in chiesa potrebbe cadermi il tetto in testa".

Morbide coperte saranno fornite a quelli che dicono che la chiesa è troppo fredda e ventilatori a quelli che dicono che è troppo calda.

Saranno disponibili cartelle segna punti per coloro che vogliono fare la classifica delle persone che "vanno sempre in chiesa ma sono peggio degli altri". Parenti e amici saranno chiamati in soccorso delle signore che non possono, contemporaneamente, andare in chiesa e preparare il pranzo. Verranno distribuiti dei distintivi con la scritta "Ho già dato" a tutti coloro che sono preoccupati per le richieste di offerte per i bisogni della parrocchia. In una navata saranno piantati alberi e fiori per quelli che cercano Dio solo nella natura. Dottori e infermiere si dedicheranno alle persone che si ammalano sempre e solo di domenica. Forniremo apparecchi acustici a quelli che non riescono a sentire la predica e tappi per le orecchie per quelli che ci riescono ma si annoiano. Saranno attrezzate aree per tutti quelli che vogliono fare dell'esercizio fisico e smaltire un pò di pancia.

La chiesa sarà addobbata contemporaneamente con le stelle di Natale e i gigli di Pasqua per quelli che l'hanno sempre e solo vista così.

Avremo anche la presenza straordinaria delle Veline che con il Gabibbo aiuteranno il parroco a dare le notizie degli appuntamenti più importanti della vita parrocchiale. Mi raccomando vi aspettiamo numerosi!"

La S. Messa, per molti, è diventata un peso insopportabile.

Un Dio che si preoccupa di donarci la felicità, la gioia, la serenità, la vita eterna! E noi? Noi gli riserviamo solo qualche minuto e a malincuore.

Forse ci è sfuggito qualcosa...

LA VITA E' UNO SPECCHIO

Renato non aveva quasi visto la signora, dentro la vettura ferma al lato della carreggiata. Pioveva forte ed era buio.

Ma si rese conto che la donna aveva bisogno di aiuto.

Così fermò la sua macchina e si avvicinò.

L’auto della signora odorava ancora di nuovo.

Lei pensava forse che poteva essere un assalitore: non ispirava fiducia quell’uomo, sembrava povero e affamato.

Renato percepiva che la signora aveva molta paura e le disse:

“Sono qui per aiutarla, signora, non si preoccupi.

Perchè non aspetta nella mia auto dove fa un po’ più caldo?

A proposito, il mio nome è Renato”...

La signora aveva bucato una ruota e oltretutto era di età avanzata.

Mentre la pioggia cadeva a dirotto, Renato si chinò, collocò il crik e alzò la macchina. Quindi cambiò la gomma, sporcandosi non poco...

Mentre stringeva i dadi della ruota, la donna aprì la portiera e cominciò a conversare con lui.

Gli raccontò che non era del posto, che era solo di passaggio e che non sapeva come ringraziarlo per il prezioso aiuto.

Renato sorrise mentre terminava il lavoro.

Lei domandò quanto gli doveva.

Già aveva immaginato tutte le cose terribili che sarebbero potute accadere se Renato non si fosse fermato per soccorrerla.

Ma Renato non pensava al denaro, gli piaceva aiutare le persone...

Questo era il suo modo di vivere.

E rispose: “Se realmente desidera pagarmi, la prossima volta che incontra qualcuno in difficoltà, si ricordi di me e dia a quella persona l’aiuto di cui ha bisogno”...

Alcuni chilometri dopo la signora si fermò in un piccolo ristorante, la cameriera arrivò e le porse un asciugamano pulito per farle asciugare i capelli rivolgendole un dolce sorriso.

La donna notò che la cameriera era circa all’ottavo mese di gravidanza, ma lei non permetteva che la tensione e i dolori cambiassero il suo atteggiamento e fu sorpresa nel constatare come qualcuno che ha tanto poco, possa trattare tanto bene un estraneo.

Allora si ricordò di Renato. Dopo aver terminato la sua cena, e mentre la cameriera si allontanò ad un altro tavolo, la signora uscì dal ristorante.

La cameriera ritornò curiosa di sapere dove la signora fosse andata, quando notò qualcosa scritto sul tovagliolo, sopra al quale aveva lasciato una somma considerevole.

Le caddero le lacrime dagli occhi leggendo ciò che la signora aveva scritto.

Diceva: “Tieni pure il resto... Qualcuno mi ha aiutato oggi e alla stessa maniera io sto aiutando te. Se tu realmente desideri restituirmi questo denaro, non lasciare che questo circolo d’amore termini con te, aiuta qualcuno”.

Quella notte, rincasando, stanca, si avvicinò al letto;

suo marito già stava dormendo e non volle svegliarlo perché sapeva che prima di addormentarsi era stato preda di mille angosce, quindi, rimase a pensare al denaro e a quello che la signora aveva scritto. Quella signora come poteva sapere della necessità che suo marito e lei avevano di quel denaro: con il bebè che stava per nascere, tutto sarebbe diventato più difficile...

Pensando alla benedizione che aveva ricevuto, fece un grande sorriso.

Ringraziò Dio e si voltò verso il suo preoccupato marito che dormiva al suo lato, lo sfiorò con un leggero bacio e gli sussurrò: “Andrà tutto bene.

Ti amo... Renato!”.

La vita è così... è uno specchio:

tutto quello che tu dai, ti ritorna!

UNA STORIA PER TE

UN VECCHIO VIOLINO

Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino.

Era impolverato, graffiato e scheggiato.

Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena di perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.

"Che offerta mi fate, signori?" gridò.

"Partiamo da... 50 euro!".

"Cinquantacinque!" disse una voce.

Poi sessanta. "Sessantacinque!" disse un altro. Poi settanta.

"Settanta euro, uno; settanta euro, due; settanta euro..."

Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto.

Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli. Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa disse:"Quanto mi offrite per il vecchio violino?".

E lo sollevò insieme con l'archetto.

"Cinquecento, e chi dice mille euro? Mille!

E chi dice millecinquecento? Millecinquecento, uno; millecinquecento, due;

millecinquecento e tre, aggiudicato!" disse il banditore.

La gente applaudì, ma alcuni chiesero:

"Che cosa ha cambiato il valore del violino?". Pronta giunse la risposta:

"Il tocco del Maestro!".

Se in qualche circostanza della vita ci si ritrova

come vecchi violini, inutili, impolverati,

graffiati e scheggiati; niente paura.

Abbiamo una certezza:

siamo in grado di fare cose meravigliose.

Basta "il tocco del Maestro"...

è COLPA DI DIO…

Un famoso oratore e manipolatore di menti è intento a convincere, con le sue considerazioni e le sue prediche, un’attenta platea di persone che pendono dalle sue labbra... Con gli occhi spalancati e il fiato sospeso i devoti seguaci vengono indottrinati e convinti che Dio è un terribile vendicatore, pronto a scagliare fulmini e disgrazie sui mortali, mentre Gesù, la Madonna e tutti i Santi fanno l’impossibile per trattenere la sua ira.
Il Padreterno segue incuriosito la predica delirante e sta a vedere come va a finire. Ad un tratto, il Santone, acceso di zelo apocalittico, sentenzia: «Ecco, ecco l'ira di Dio! Non avete visto come si è abbattuta su di noi con i suoi castighi? Non avete dunque capito come il terremoto che ha devastato le nostre terre è stata una punizione mandata dal cielo per i nostri peccati?»
Il Padreterno si scuote, si rattrista: «Che dice mai costui?!» e agita energicamente il campanello.
Entra prontamente l'angioletto segretario.
«Fà entrare i miei bambini ed i miei ragazzi!» gli dice con voce alterata.
«Quali? Il Paradiso ne è pieno...»
«Quelli che sono arrivati tutti insieme dall'ultimo terremoto»
Dopo un pò lo studio del Padreterno è pieno di bambini e giovani. E lui a stringerseli tra le braccia, a carezzarli sulla testa, e quelli ad arrampicarsi sulle sue ginocchia e sulle spalle, a posare la guancia contro la sua guancia e la testina sulla sua testa, a tenerlo per le gambe, a carezzargli i piedi, a sedersi sul tavolo e sui libri sparsi dappertutto…
«I miei figli!...» va ripetendo mentre li carezza.
«Io avrei scatenato il terremoto?!... Ma come è possibile che ciò venga detto?!... Non ti ricordi, Ninetto, quanto abbiamo pianto tu ed io, quanto abbiamo faticato ad uscire da sotto quelle pietre?...
E tu, Marietta, dimmi: chi era vicino a te in quel gran buio, a dirti di non avere paura?...
E tu, Giovannino? Ti stringevi forte a me mentre ti reggevo sulle braccia... Adagio, adagio ti portavo fuori e intanto ti cantavo piano, all'orecchio:
"Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Pur se andassi per valle oscura, non avrei a temere alcun male, perché Tu sei con me... "
Lo ricordi Giovannino?
E io avrei?!... Oh, gli uomini! Come possono accusarmi di aver procurato la morte di tante creature se con immenso Amore ho sacrificato la vita del Mio Figlio Prediletto per salvarli tutti?
Se guardassero la terra come è bagnata dalle mie lacrime, certe cose non le direbbero!...»

Nei momenti burrascosi della vita
dà ascolto alla SUA promessa:
«Quando attraverserai le acque, io sarò con te
e i fiumi non ti sommergeranno».
CON LUI OGNI TEMPESTA SI PLACHERA'…


UN OSPITE INASPETTATO

Un giorno un uomo venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo.
"Da me?", si preoccupò. "Nella mia casa?".
Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere,
salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina.
Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.
"Impossibile! Povero me!", si lamentava.
"Non posso ricevere visite in questa indecenza.
E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie.
Non c'è solo posto adatto per riposare.
Non c'è neppure aria per respirare".
Spalancò porte e finestre.
" Fratelli! Amici!" invocò.
"Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!".
E cominciò a spazzare con energia la sua casa.
Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava,
vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile.
Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono.
Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti.
Ci vollero molti secchi di acqua, per pulire tutti i vetri.
Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.
"Non finiremo mai!", sbuffava l'uomo. "Finiremo!", diceva l'altro, con calma.
Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno.
E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.
Quando scese il buio, andarono in cucina a apparecchiarono la tavola.
"Adesso", disse l'uomo, "può venire il mio Visitatore!
Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?"
"Io sono qui!" disse l'altro, e si sedette al tavolo,"Siediti e mangia con me!"

Dio non ci lascia mai soli nel compito di "far pulizia" nella nostra anima.
E' con noi, dalla nostra parte.
Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua forza.
Nella confessione Dio e l'uomo agiscono insieme per "far pulizia",
per stare bene insieme e "mangiare alla stessa tavola"...

UNA BELLA LEZIONE

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.
Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: «Ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...». Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò «ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!». L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! «Ah!, questo è troppo» pensò e comincio a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando... nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio.

LA MORALE:
Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!

Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:

Una pietra dopo averla lanciata
Una parola dopo averla detta
Un'opportunità dopo averla persa
Il tempo dopo esser passato
L'amore per chi non lotta

Qualcuno una volta ha detto: «Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire. Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo. Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra».

IL SIGNIFICATO DELLA VITA

Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: "Ci sono domande?". Uno studente gli chiese: "Professore, qual'è il significato della vita?". Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.
Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. "Ti risponderò".
Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: "Quando ero bambino, un giorno sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Presi il frammento più grande e lo conservai. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma il simbolo di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che sono, però, nonostante i miei limiti, posso riflettere la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la serenità, la tenerezza in tutti quei luoghi bui del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.
Ecco, in questo per me sta il significato della vita..."

"Qual è il significato della tua vita?"...

UN PO' DI ACQUA NEL BARILE

Il signore di un castello diede una gran festa, cui invitò tutti gli abitanti del villaggio. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati.
Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: "Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti".
Un uomo del villaggio (che si credeva furbo), prima di partire per il castello si procurò una borraccia e la riempì d'acqua pensando: "Un pò d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!". Arrivato alla festa, versò il contenuto della sua borraccia nel barile comune e poi si sedette a tavola.
Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua.
Tutti avevano pensato allo stesso modo.

Se siamo scontenti del nostro mondo,
è perché troppi portano solo acqua.
E' vero, non tutto il bene che c'è da fare
a questo mondo devi farlo tu.
Ma il bene che devi fare tu,
non puoi pensare che lo facciano gli altri.
Riempi la tua borraccia di bene e versala
nel barile di questo mondo... il resto viene da sé!


Grazie per la Tua Attenzione

PACE E GIOIA NEL CUORE
Fabrizio Artale
Uniti SI Vince...
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